LA CONVERSIONE DI SAULO

LA CONVERSIONE DI SAULO

 
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MEDITAZIONI DEL GIORNO

Ultimo Aggiornamento: 01/05/2012 19:25
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24/01/2012 18:41

DA eVANGELO

GRIDARE PIU' FORTE


di aa.vv.
Trascritto da eVangelo

 

Marco 10:46-52

La nostra società è regolata da infinite norme di buona condotta, che si ispirano al gusto, al garbo, alle buone maniere che in ogni circostanza vanno salvaguardate. Si tratta di regole scritte, codificate in libri di galateo o anche solamente praticate in modo diffuso per tradizione.

Ora, ai nostri giorni, un comportamento come quello del cieco di Gerico verrebbe definito quantomeno sconveniente e inopportuno; ma del resto, in quella circostanza, la reazione dei presenti non fu sostanzialmente diversa.

Non si grida per le strade! Non si deve invocare Gesù ad alta voce, non è proprio il caso! Le reazioni vanno misurate, le situa¬zioni vanno affrontate con equilibrio., Può andar bene un pellegrinaggio presso qualche santuario rinomato, ma per carità, fate tutto in silenzio, ordinatamente, senza schiamazzi ed esagerazioni.

Eppure davanti a Dio, situazioni estreme richiedono reazioni estreme, situazioni di bisogno particolare impongono contromi¬sure adeguate alla gravità delle circostanze, necessità speciali ci dovrebbero indurre a mettere da parte le "solite preghiere", non limitandoci ad inserire il bisogno del tutto particolare nel consueto elenco di preghiere di intercessione. Realtà di una particolare gravità andranno affrontate mettendo da parte ogni schematismo, abitudine o pigrizia mentale. Poco importa che per altri casi nel passato si sia "sempre fatto così". Arriva il momento di gridare, di richiamare con ogni mezzo l'attenzione di Dio, di supportare la nostra richiesta con misure eccezionali: catene di preghiera, digiuni, suppliche non condizionate dalle lancette dell'orologio, meditazioni e ricerca di una totale santificazione.

Se abbiamo perso l'attitudine di urlare a Dio, forse è perché la nostra vita di fede si è ormai incanalata lungo binari rassicuranti, ma scontati, incapace di cambiare il passo e subire accelerazioni, incapace di infiammarsi per "strappare" a Dio le risposte. Impariamo da Bartimeo a riscoprire il valore di una supplica intensa, frutto di uno slancio sincero, mossa da una fede intensa. Torniamo a gridare a Gesù, non lasciamolo sfilare al nostro fianco, bisbigliandoGli solamente quello che si agita nel nostro cuore, ma facciamo giungere a Lui le nostre voci, intense, coraggiose, incuranti dei giudizi altrui, desiderosi solamente che il Signore oda la nostra voce e risponda alla nostra invocazione.


http://www.evangelo.org/riflessioni.asp?page=1&filtro=&order=data&value=desc&RPP=10&autore=

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24/01/2012 18:57

FEDELTA' PREMIATA


di aa.vv.
Trascritto da eVangelo



Numeri 26:41-65

Come era avvenuto per il primo censimento, i Leviti furono contati separatamente rispetto al rimanente del popolo.

In questo censimento viene esplicitamente affermata l'origine levitica di Aronne, Mosè e Maria. Facendo un raffronto tra il primo ed il secondo censimento notiamo che, come aveva predetto l'Eterno, di tutti coloro che lasciarono l'Egitto soltanto Caleb e Giosuè erano sopravissuti. Per gli altri la Parola udita non giovò nulla, non essendo stata accompagnata dalla fede. Una generazione testarda e scettica aveva atteso e sofferto quasi per nulla: l'incredulità li aveva esclusi dalla partita, le loro speranze sarebbero andate deluse, poiché nessuno di loro avrebbe visto la terra promessa.

Israele doveva essere rinnovato prima di entrare nella terra promessa. Dio non cambiò i Suoi metodi, Egli odia il peccato ma ama il peccatore; Egli è sempre un Padre amoroso che si prende cura dei Suoi figliuoli, ma che esige assoluta fedeltà. Il nobile rapporto che lega Dio al Suo popolo è estremamente significativo per i credenti di questo ventesimo secolo che possono accostarsi a Lui sulla base di un nuovo patto, in virtù del Suo Figliuolo. Soltanto per mezzo di Gesù Cristo ci possiamo accostare a Dio dignitosamente, in qualità di membri del Suo glorioso corpo, facendo professione di vivere in Lui e per Lui onde trovarci un giorno alla presenza dell'invisibile ed eterno Padre celeste.

Chiunque può stabilire un simile rapporto con Dio. Le Sue promesse sono sempre valide. Accetta Gesù come tuo Salvatore ed Egli ti accoglierà.






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01/05/2012 19:25

"MOSSO A COMPASSIONE DAVANTI AL LEBBROSO, GESU’ STESE LA MANO E LO TOCCO’" . (Mc. 1,41)


Quando noi usiamo frasi come: "Dio ci ha preso per mano", spesso riusciamo a cogliere un senso di intimità, ma forse non comprendiamo fino in fondo che cosa voglia dire. Il Vangelo di oggi, attraverso la figura di Gesù che tocca il lebbroso per guarirlo, ci indica il significato profondo di Dio che attraverso Gesù "ci prende per mano".

Il lebbroso era, per il tempo di Gesù, il culmine del senso dell’emarginazione. La Bibbia stessa, nel libro del Levitico, ha delle norme precise e molto vessatorie nei confronti dei lebbrosi. La lebbra faceva paura, era intesa come castigo e maledizione, toglieva ogni possibilità di rapporto civile e religioso. Toccare un lebbroso significava "diventare lebbroso", cioè incorrere in tutte quelle norme che riguardavano chi la malattia l’aveva davvero.

Gesù per guarire il lebbroso, lo tocca, cioè si rende impuro, si contagia: ecco che cosa significa: "Dio in Gesù ci dà la mano".

La mano di Gesù non è la mano benedicente, asettica, lontana, è la mano di chi si è fatto peccato per noi; l’Agnello di Dio toglie il peccato del mondo perché se lo carica Lui sulle spalle. Il Corpo di Cristo inchiodato sulla croce ha inchiodato lì sopra il nostro peccato. Si è offerto Lui per noi.

Dare la mano dunque significa questo: servire, compromettersi, aiutare. Simone di Cirene dà una mano a Gesù non quando gli dice: "Poveretto!", ma quando, prendendo sulle sue spalle la sua croce ne sente tutto il peso e così allevia l’altro.

Mi hanno sempre dato fastidio quelle riunioni di "benpensanti" che parlano di carità. Si definisce il concetto di carità, si stabilisce chi siano i poveri degni di essere aiutati; si stabiliscono cifre di soldi che altri hanno dato… Ammiro di più chi si sporca le mani. Nell’alluvione dello scorso anno, in Piemonte, abbiamo visto molti soffrire, abbiamo sentito molti parlare e poi abbiamo veramente ammirato persone che si sono messe a disposizione, che hanno spalato in silenzio la melma: chi tra questi ha dato una mano? Ama di più chi sceglie la legge o chi sceglie l’amore? Ama di più una Chiesa di "puri", fedeli alle norme o quella di persone che accolgono, condividono, incoraggiano? E’ più fedele il confessore che a norma di codici, per salvaguardare l’ortodossia, nega l’assoluzione o colui che, con fatica, si fa carico di una sofferenza del penitente e con lui e con la forza della misericordia di Dio cerca una strada magari difficile ma che non uccide la speranza dell’uomo?

 

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