"MOSSO A COMPASSIONE DAVANTI AL LEBBROSO, GESU’ STESE LA MANO E LO TOCCO’" . (Mc. 1,41)
Quando noi usiamo frasi come: "Dio ci ha preso per mano", spesso riusciamo a cogliere un senso di intimità, ma forse non comprendiamo fino in fondo che cosa voglia dire. Il Vangelo di oggi, attraverso la figura di Gesù che tocca il lebbroso per guarirlo, ci indica il significato profondo di Dio che attraverso Gesù "ci prende per mano".
Il lebbroso era, per il tempo di Gesù, il culmine del senso dell’emarginazione. La Bibbia stessa, nel libro del Levitico, ha delle norme precise e molto vessatorie nei confronti dei lebbrosi. La lebbra faceva paura, era intesa come castigo e maledizione, toglieva ogni possibilità di rapporto civile e religioso. Toccare un lebbroso significava "diventare lebbroso", cioè incorrere in tutte quelle norme che riguardavano chi la malattia l’aveva davvero.
Gesù per guarire il lebbroso, lo tocca, cioè si rende impuro, si contagia: ecco che cosa significa: "Dio in Gesù ci dà la mano".
La mano di Gesù non è la mano benedicente, asettica, lontana, è la mano di chi si è fatto peccato per noi; l’Agnello di Dio toglie il peccato del mondo perché se lo carica Lui sulle spalle. Il Corpo di Cristo inchiodato sulla croce ha inchiodato lì sopra il nostro peccato. Si è offerto Lui per noi.
Dare la mano dunque significa questo: servire, compromettersi, aiutare. Simone di Cirene dà una mano a Gesù non quando gli dice: "Poveretto!", ma quando, prendendo sulle sue spalle la sua croce ne sente tutto il peso e così allevia l’altro.
Mi hanno sempre dato fastidio quelle riunioni di "benpensanti" che parlano di carità. Si definisce il concetto di carità, si stabilisce chi siano i poveri degni di essere aiutati; si stabiliscono cifre di soldi che altri hanno dato… Ammiro di più chi si sporca le mani. Nell’alluvione dello scorso anno, in Piemonte, abbiamo visto molti soffrire, abbiamo sentito molti parlare e poi abbiamo veramente ammirato persone che si sono messe a disposizione, che hanno spalato in silenzio la melma: chi tra questi ha dato una mano? Ama di più chi sceglie la legge o chi sceglie l’amore? Ama di più una Chiesa di "puri", fedeli alle norme o quella di persone che accolgono, condividono, incoraggiano? E’ più fedele il confessore che a norma di codici, per salvaguardare l’ortodossia, nega l’assoluzione o colui che, con fatica, si fa carico di una sofferenza del penitente e con lui e con la forza della misericordia di Dio cerca una strada magari difficile ma che non uccide la speranza dell’uomo?