Dunque, se vogliamo “una nuova terra con amore, pace e prosperità” (Apoc. 21,1) ci occorre una nuova visione del mondo; una nuova spiritualità, cioè, una nuova sobrietà, nuova vita. Perciò dobbiamo acquisire una “spirito eucaristico” ed un “ethos ascetico”, tenendo a mente che tutte le cose nel mondo naturale, grandi o piccole, hanno la loro importanza nell’universo e per la vita del mondo. Davanti a Dio consideriamoci responsabili di ogni essere vivente e dell’intera creazione naturale. Con amore e cura trattiamo tutto. Solo così ci assicureremo un ambiente dove le generazioni future dell’umanità potranno vivere una vita sana e prospera.
Di grande menzione è la dichiarazione di Giovanni Paolo II, di gloriosa memoria, e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, alcuni anni addietro: “Non è troppo tardi. Il mondo di Dio ha un incredibile potere di guarigione. Nell’arco di una sola generazione, potremmo imprimere alla terra il giusto orientamento per il futuro dei nostri figli. Esprimiamo l’auspicio che sia la nostra generazione, quella di oggi, a farlo, con l’aiuto e con la benedizione di Dio”.
Abbiamo diritto, in verità, ad un mondo migliore, un mondo dove non vi siano degrado, violenza, spargimenti di sangue, un mondo di generosità ed amore.