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Sacerdozio..e ministeri..

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:21
    Sacerdozio....
    e ministeri
    di Fausto Salvoni

    INDICE

    Capitolo primo: Chiesa sacramento di salvezza?
    Capitolo Secondo: Chiesa, Liturgia e Bibbia
    Capitolo terzo:Il ministero sacerdotale nel corso dei secoli
    Capitolo quarto: Il sacerdozio nella Bibbia
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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:22
    CAPITOLO PRIMO
    CHIESA SACRAMENTO DI SALVEZZA?

    --------------------------------------------------------------------------------
    Indice
    1) Cristo simbolo e unica fonte di salvezza
    2) La chiesa, sacramento fondamentale di salvezza?
    3) La Chiesa «Madre»
    4) Non la chiesa ma Cristo
    5) Gesù e i segni sensibili


    --------------------------------------------------------------------------------

    La Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno dell'intima unione con Dio nell'unità di tutto il genere umano (Vaticano II, Costituzione della Chiesa).
    Il sacramento è un segno efficace della realtà divina, ossia dell'amore di Dio che si riversa sull'umanità sbandata. Questo ufficio sacramentale – secondo una dottrina teologica assai diffusa nel cattolicesimo – risiederebbe nella chiesa che, quale sacramento primordiale di salvezza, continua sulla terra la missione del Cristo. E' l'ipotesi che vogliamo valutare in questo primo capitolo.

    1) Cristo simbolo e unica fonte di salvezza

    Che Gesù Cristo sia fonte di salvezza e segno del Padre è una realtà fuori discussione. Spesso Gesù – specialmente nel Vangelo giovanneo – presenta se stesso quale unico mezzo per conoscere il Padre e per entrare in comunione con lui:

    Io sono la via, la verità e la vita.
    Nessuno viene al Padre
    se non per mezzo di me.
    Se conoscete me, conoscerete anche il Padre,
    fin da ora lo conoscete e lo avete veduto.
    (Gv 14, 6)

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:22
    Noi possiamo con la nostra ragione studiare Dio e afferrarne qualche scintilla; l'unico modo per meglio conoscere Dio è però contemplare il Cristo, nel quale la parola di Dio si è fatta carne. Per conoscere il Padre, scoprire la sua volontà verso gli uomini, entrare in comunione con lui, occorre guardare Gesù, le sue opere e il suo amore. Solo il Figlio può manifestare la pienezza dell'amore divino. Lo ribadisce Gesù a Filippo che gli aveva chiesto di mostrargli il Padre:

    Chi ha visto me, ha visto il Padre...
    Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?
    Le parole che io vi dico non le dico da me;
    ma il Padre che è in me compie le sue opere.
    Credetemi: Io sono nel Padre e il Padre è in me;
    se non altro, credetelo per le opere stesse (che io compio).
    (Gv 14, 9 ss)
    Dio nessuno l'ha mai visto:
    proprio il Figlio unigenito,
    che è nel seno del Padre,
    lui lo ha rivelato (Gv 1, 18).
    Io ho fatto conoscere la tua persona
    agli uomini che mi hai dato dal mondo (Gv 17, 6)

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:22
    Il motivo per cui egli può svelare il Padre sta nella sua intima, unica e indissolubile comunione che egli ha con il Padre: « Io e il Padre siamo una cosa sola » (Gv 10, 30). Quindi Gesù è il "segno" di Dio, di suo Padre, che risiede pienamente in lui e questo segno è divenuto efficace nella sua morte in croce e nella sua resurrezione. In Gesù si esprime nel modo più profondo l'azione di quel Dio che in lui ha preso corpo e lo ha fatto risorgere dalla morte. Gesù è quindi per l'uomo un segno divino che con lui ha fatto irruzione nel mondo e che per mezzo suo dona salvezza e amore agli uomini colpevoli, ma uniti a lui per fede.. L'umanità visibile del Cristo è il segno per eccellenza del Dio invisibile. A ragione Agostino dichiarava: « Non v'è altro sacramento (segno) che il Cristo ».

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:23
    2) La chiesa, sacramento fondamentale di salvezza?

    In una ipotesi recente K. Rahner, sulla scia di O. Semmelroth, suppone che la funzione di segno salvifico, propria del Cristo sia poi passata alla chiesa, che sarebbe la continuazione della Parola incarnatasi nel Cristo e ne perpetuerebbe nel mondo la funzione simbolica. Di conseguenza la chiesa ha una struttura sacramentale – sia pure derivata dal Cristo – e quindi può essere chiamata il sacramento originario (Ur-sakrament) dal quale hanno origine tutti gli altri sacramenti, segni efficaci del dono divino.

    La Chiesa è infatti il segno della vittoriosa presenza nel mondo del dono divino, in quanto per mezzo suo il Cristo continua la sua presenza nella storia. La Chiesa non è un dono offerto da Dio al mondo che si può accogliere o rifiutare, ma è il segno della grazia divina già venuta nel mondo in modo vittorioso (Karl Rahner, Kirche und Sakrament, Freiburg i. Brisgau 1960, p. 682).

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:23
    Da questa base il Rahner pensa sia possibile dirimere la questione del numero settenario dei sacramenti – ossia di questi segni efficaci della grazia – e della loro derivazione dal Cristo, punti ora posti in discussione dagli storici del domma. Non necessariamente essi furono stabiliti tutti da Gesù, in quanto possono anche essere stati voluti e fissati dalla chiesa in virtù della sua essenza di Ur-sakrament.

    L'istituzione di un sacramento può (il che evidentemente non significa: deve sempre) aver luogo anche solo per il fatto che Cristo ha fondato la Chiesa con il suo carattere di Ur-sakrament (K. Rahner, Kirche und Sakrament, o.c., p. 38).

    Di conseguenza anche quando non è possibile far risalire a Cristo alcuni sacramenti, va concluso che la chiesa – proprio perché sacramento originario e fondamentale – ha il diritto di stabilire i mezzi con cui distribuire la grazia a nome del Cristo.

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:24
    3) La Chiesa "Madre"

    Il medesimo concetto mediatorio della chiesa nei riguardi dei fedeli fu in passato espresso con il concetto della chiesa madre, idea che oggi si vuole rivalorizzare come appare da un editoriale della Civiltà Cattolica. La chiesa è la «madre» che genera i figli tramite la predicazione e i sacramenti. Nel primo millennio il vescovo è ancora il rappresentante del popolo: tutta la chiesa annuncia la parola, celebra l'eucarestia, scioglie i peccati assieme al vescovo. « Non Pietro soltanto, ma tutta la chiesa lega e scioglie i peccati » (Agostino); « pensate forse che noi soli dall'alto della cattedra episcopale annunciamo il vangelo? No, tutta la chiesa predica il Cristo » (Agostino). Ad ogni modo la chiesa è pur sempre mezzo di salvezza a strumento per andare al Cristo: « Affinché uno possa avere Dio per Padre, deve prima avere la chiesa per madre » (Cipriano); « non può avere Dio per Padre chi non ha la chiesa per madre » (Origene); «chi disprezza la chiesa madre, non può trovare benevolenza presso Dio Padre » (Agostino). Di conseguenza « non vi è salvezza fuori della chiesa » (Cipriano).

    K. Delehaye così sintetizza il pensiero di questi padri dei primi tre secoli della chiesa:

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:24
    L'azione salvifica di Dio include per sua stessa essenza l'attività mediatrice della Chiesa... che le spetta per la sua unione misteriosa con il Cristo... Da una parte significa che tutta la salvezza è data dal Cristo solo; significa dall'altra che tutta la salvezza operata da Dio in Cristo è affidata unicamente alla Chiesa, come all'unica sposa, e perciò essa stessa è capace di trasmetterla... Al di fuori della Chiesa non v'è per l'uomo alcun accesso diretto all'economia di Dio.

    Nel secondo millennio dopo Cristo la chiesa fece ancora un passo avanti: non è più tutto il popolo che unito al suo vescovo agisce per la salvezza altrui: tale compito si sposta invece sopra la gerarchia per cui la chiesa diviene « Madre e Signora » (mater domina). E' ormai la gerarchia che fa da mediatrice tra Gesù e gli uomini. Lo esprimeva assai bene Giovanni XXIII il 29 giugno 1961 quando così scriveva al cardinale Tien-Chen-Sin, arcivescovo di Pechino:

    Non si rende il culto dovuto e gradito a Dio e non è possibile congiungersi con Lui se non per mezzo di Gesù Cristo. Non è possibile unirsi a Cristo se non nella Chiesa e attraverso la Chiesa, che è il corpo mistico di Lui. Non è infine possibile appartenere alla Chiesa se non attraverso i vescovi, successori degli apostoli, uniti al supremo Pastore. il Successore di Pietro.

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:24
    4) Non la Chiesa ma Cristo

    Che la chiesa sia « sacramento primordiale » di salvezza non risulta affatto dalla Bibbia e nemmeno dalla tradizione ecclesiastica. Se ne trovano solo accenni incidentali nel Vaticano II, come appare dalle seguenti espressioni: Gesù « costituì il suo corpo, che è la chiesa, come universale sacramento di salvezza » (Lumen Gentium n. 48); egli « fondò la sua chiesa come sacramento di salvezza » (Ad Gentes n. 5). « Tutto ciò che di bene il popolo di Dio può offrire alla umana famiglia nel tempo del suo pellegrinaggio terreno, scaturisce dal fatto che la chiesa è l'universale sacramento di salvezza » (Gaudium et Spes n. 45). « In Cristo la chiesa è appunto quasi un sacramento, ossia segno e strumento di intima unione con Dio e di unità di tutto il genere umano » (ivi n. 42). « Le azioni liturgiche... sono celebrazioni della chiesa che è sacramento di unità » (Sacrosanctum Concilium o Cost. liturgica n. 26).

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:24
    Tra gli scrittori antiche solo Cipriano chiama la chiesa « inseparabile sacramento di unità », e dice la veste non cucita di Cristo « era il sacramento, ossia il segno con il quale Gesù dichiarava l'unità della chiesa ». Si noti però che in questo secondo passo citato pure dal Concilio non è la chiesa, bensì la veste di Cristo, ad essere sacramento, vale a dire segno di unità. Per la scarsezza della documentazione penso che sia più nel giusto la corrente teologica che accusa di novità la recente presentazione della chiesa quale sacramento primordiale di salvezza. Secondo la predetta visione la chiesa viene posta come diaframma tra gli uomini e Gesù Cristo; la salvezza passa da Gesù alla chiesa e questa la distribuisce agli uomini tramite i sacramenti. La via con cui lo Spirito Santo e il dono divino giungono all'uomo sarebbe: Gesù Cristo-chiesa-uomini; di conseguenza è di primaria importanza il culto che con i sacramenti diviene veicolo di grazia.

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:24
    Ma non è questo il pensiero biblico che al contrario presenta una successione diversa. Per il Nuovo Testamento in primo luogo viene l'annuncio del Cristo al quale l'uomo risponde con la fede; poi tutti coloro che sono in comunione con il Cristo, e per questo arricchiti dallo Spirito Santo, formano la chiesa, vale a dire il corpo del Salvatore.

    Secondo il Nuovo Testamento, l'uomo riceve la liberazione dai suoi peccati e viene inserito nella famiglia di Dio tramite la fede in Gesù Cristo. Agente di tale trasformazione è lo Spirito Santo che opera quando l'uomo gli apre il cuore. Ma perché possa accettare la propria salvezza l'uomo deve prima conoscere il Cristo mediante la predicazione:

    Ora come potremo invocarlo senza prima aver creduto in lui? E, come potremo credere, senza averne sentito parlare? E come potremo sentirne parlare senza che uno lo annunzi?... La fede dipende dalla predicazione che a sua volta si attua per la parola di Cristo (Rm 10, 14-17).

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:25
    Pietro scongiura gli Ebrei suoi contemporanei ad accogliere il Cristo e a farsi battezzare per ricevere il dono dello Spirito Santo (At 2, 38). L'inizio della salvezza consiste quindi in un annunzio che ha per oggetto il Cristo: « Andate e ammaestrate tutte le genti battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto quel che vi ho comandato » (Mt 28, 19 s). La risposta dell'uomo consiste nella fede: « Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato, chi non avrà creduto sarà condannato » (Mc 16, 16). Anche se questo passo, mancante in molti codici, non è genuino, esso rispecchia pur sempre, data la sua antichità, il pensiero primitivo degli apostoli ispirati.

    Da questo inserimento nel Cristo, tramite lo Spirito Santo, sgorga la chiesa come logica conseguenza. Non è essa che dona lo Spirito Santo, ma essa è formata dallo Spirito Santo. Dopo la prima predicazione di Pietro « coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro tremila persone... E il Signore aggiungeva ogni giorno alla comunità quelli che erano salvati » (At 2, 40-48). Non è la chiesa che salva, ma il Signore; la chiesa è l'assemblea di coloro, che avendo accettato il Cristo, camminano sulla via che conduce alla salvezza. Il vero ordine biblico è quindi il Signore - i credenti - la chiesa. L'attività della chiesa non consiste nel creare sacramenti che diano salvezza, ma solo nell'annunziare a tutto il mondo che la salvezza viene dal Cristo. La chiesa non distribuisce la salvezza; essa raccoglie solo i credenti e costituisce la famiglia di coloro che sono già stati slavati dal Signore tramite la fede ubbidiente in lui.

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:25
    Quindi anche i "segni", che realizzano tale comunione, devono essere stati stabiliti da Gesù e non dalla chiesa, che non è affatto un sacramento primordiale di salvezza.. Come vedremo nel corso di questi studi, i segni fondamentali stabiliti dal Cristo sono il battesimo, che con l'accettazione ubbidiente del dono divino, ci innesta a Cristo, e la cena del Signore o l'eucarestia, la quale, come "memoriale" o "anamnesi" del Cristo sviluppa sempre più la nostra comunione con lui e impedisce che svanisca. Tutte le discussioni medioevali circa il numero dei sacramenti sono così destinate a svanire. L'avere dimenticato la connessione storica con il Cristo (istituzione divina) ha fatto accogliere nel XIII secolo i sette sacramenti cattolici nonostante le incertezze e le riserve precedenti, solo perché la scolastica, dimenticando la storia, si è data a speculazioni teoriche con le quali ha potuto difendere la loro istituzione da parte di Gesù. La teologia tridentina (e post-tridentina) ha creduto di poter stabilire che Gesù non solo ha stabilito i sacramenti, quali segni efficaci di grazia, ma anche il loro numero settenario e la loro struttura rituale.

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:25
    Ecco come la chiesa cattolica e ortodossa hanno raggiunto il numero settenario dei loro sacramenti: ogni religione ha il suo sacrificio, per cui anche la chiesa cattolica deve averne uno: l'Eucarestia , intesa non solo come sacramento ma anche come sacrificio. Bisogna però che vi sia un rito di iniziazione che, introducendo gli uomini nella chiesa, dia loro il diritto di partecipare a tale sacrificio; esso è il Battesimo che imprime nell'anima un carattere indelebile e abilita gli iniziati alla proficua partecipazione eucaristica.

    Ma un sacrificio non si può attuare senza i sacerdoti, abilitati dalla chiesa a dirigere il culto cristiano e che sono resi tali con l'Ordine sacro. Questo sacramento conferisce infatti la potestà di attuare il sacrificio eucaristico e di santificare gli uomini con i sacramenti (potere di ordine), di insegnare ai fedeli e ai non fedeli (potere di magistero) e di dirigere autoritativamente la vita cristiana (potere giurisdizionale).

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:25
    Siccome però tutti i credenti – e non solo il clero – hanno l'obbligo di manifestare, professare e difendere pubblicamente la religione cristiana, ne consegue la necessità della Confermazione che dona la grazia della fortezza e della costanza indispensabili nelle loro battaglie spirituali.

    Tuttavia i cristiani – anche adulti – vivono tuttora in un mondo dominato dal male, per cui si esige il sacramento della Penitenza o Confessione , che ridoni loro lo stato della grazia divina e li riabiliti a partecipare degnamente al culto cristiano.

    I credenti – pur possedendo già la vita eterna – sono tuttora sottoposti alla morte. Perché tale passaggio nell'aldilà avvenga felicemente fu creato il sacramento degli infermi , prima chiamato Estrema Unzione , che dona l'ultimo tocco alla vita cristiana abilitando i credenti ad entrare il più presto possibile nella gloria del cielo o ridando loro la salute.

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:25
    Poiché poi la missione della chiesa perduri sino alla fine del mondo bisogna che gli uomini continuino a nascere. Ecco allora il Matrimonio che, pur esistendo già prima di Cristo, fu elevato alla dignità di sacramento perché conferisca agli sposi la grazia necessaria a svolgere onestamente il loro compito nel generare e nell'educare cristianamente i figli.

    Nel clima della riforma prima, poi della controversia giansenista, che diedero maggior posto alla storia anziché alla deduzione logica, la tesi della determinazione specifica della struttura sacramentale (materia e forma come dicono i teologi) è andata sempre più perdendo terreno, in quanto l'indagine storica ha mostrato che la chiesa più e più volte ha modificato il rito dei sacramenti. Vedremo nel caso dello studio successivo che Gesù per alcuni sacramenti, non solo non ne ha determinato la struttura rituale, ma anzi non ne ha parlato, nemmeno genericamente. Gli unici segni, che risalgono a Gesù, sono il battesimo e la cena del Signore, mentre gli altri sono pura creazione umana. Dobbiamo quindi abbandonarli perché, non essendo la chiesa un sacramento primordiale di salvezza con il potere di trasmettere ad altri riti tale sua efficacia, non possono venire considerati strumenti efficaci per creare o accrescere la grazia divina. Non l'uomo, ma Dio solo può stabilire i mezzi con cui diffondere i suoi doni.

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:26
    5) Gesù e i segni sensibili

    Di recente alcuni studiosi cattolici hanno scoperto il dato psicologico profondo che si rinviene nei segni simbolici voluti dal Cristo. Il simbolismo è profondamente umano e si trova insito nella natura stessa dell'uomo. La religione è il rapporto interpersonale tra Dio e l'uomo, così come l'atto religioso è il dialogo, l'incontro tra Dio e l'uomo. Questo dialogo consiste essenzialmente nell'offerta d'amore da parte di Dio e nella risposta dell'uomo che accetta tale dono; si tratta di due aspetti correlativi che non si possono affatto scindere tra loro. Ora sia il dono sia l'accettazione non sono qualcosa di invisibile, ma si incarnano in un atto. Con esattezza scrive lo Schillebeeckz:

    La grazia non viene mai a noi in modo puramente interiore; essa viene a noi anche in modo visibile.

    Con tale procedimento l'autore applica al cristianesimo i dati della scienza moderna, particolarmente della storia comparata delle religioni e della psicologia del profondo, e riconosce la somiglianza della coscienza religiosa di ogni uomo. Si possono distinguere tre momenti a riguardo della sacramentalità umana:

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:26
    a) la pagana nella quale la grazia, non avendo ancora trovato la sua forma visibile, rimaneva occulta nel più intimo del cuore umano. Per questa grazia il creato stesso assumeva un significato più profondo, che lo faceva divenire una vera rivelazione soprannaturale, « dove le creature parlano il linguaggio della salvezza e diventano segno di realtà superiori ».

    b) la mosaica dove tale simbologia si esplicava nella circoncisione e nella anamnesi pasquale.

    c) la cristiana la cui espressione sacramentale suprema è Gesù Cristo, ma che si prolunga nei segni da lui stabiliti. Gesù non li ha inventati ma li ha trovati già esistenti, perché essi si radicano « nello strato più profondo e meno variabile della natura umana ». Egli si è accontentato di dare loro un significato nuovo. A questi riti fondamentali si riconducono il battesimo, vale a dire l'acqua che lava e la cena del Signore, ossia il pane e il vino che rafforzano e nutrono. Sono questi i riti essenziali che provengono dal Cristo; tutti gli altri sono creazione della chiesa che li ha voluti applicare ai vari momenti della vita umana.

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:26
    Pur prescindendo da tutte le aggiunte della chiesa al pensiero biblico, la moderna visione antropologica dei "segni" – o "sacramenti" come il cattolicesimo li chiama – ha il merito di offrire al fatto cristiano una base universale un quanto lo radica nella natura stessa dell'uomo. L'accusa che questa interpretazione veda i "segni simbolici neotestamentari" più come rivelatori dell'io-psicologico più profondo, anziché come comunicatori del dono divino, viene rimossa quando si pensa che nel caso dei simboli cristiani stabiliti da Gesù non si tratta di una invenzione puramente umana (come i sacramenti creati dalla chiesa) ma della volontà divina, che ha elevato tali segni preesistenti a mezzi che presentano all'uomo il dono divino e nei quali l'uomo l'accoglie con docile ubbidienza.

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    E-sia
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    00 12/05/2011 18:26
    CAPITOLO SECONDO
    CHIESA, LITURGIA E BIBBIA

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    Indice
    1) Maggiore partecipazione di tutti i fedeli
    2) Innovazioni per una partecipazione più attiva

    a) Lingua parlata
    b) Usi popolari
    c) snellimento dei riti liturgici
    3) Fissità liturgica
    4) Cristo e Santi
    a) Cristocentrismo
    b) Come creare i nuovi santi?
    c) Valore dei santi
    5) Cristianesimo e tempio
    a) Templi pagani e giudaici
    b) Dalla casa alla basilica
    c) Templi aristocratici e regali
    d) Reazione monastica ed ereticale
    e) Valutazione
    6) Conclusione

    --------------------------------------------------------------------------------

    La liturgia è comunione di animi, di orazioni, di voci, di agàpe, cioè di carità. Non basta l'assistenza passiva alla sua celebrazione, occorre una partecipazione. Il popolo deve considerare la celebrazione liturgica come una scuola, dove si ascolta e si impara; come un'azione sacra, promossa e guidata dal Sacerdote, alla quale anch'egli, moltitudine di cuori vivi e fedeli, concorre, rispondendo, offrendo, pregando e cantando (Paolo VI, 6 agosto 1975).
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