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Riflessioni su GENESI

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    00 11/05/2011 17:28

    Genesi 1-4: creazione, peccato e redenzione.
    Meditazioni della prof.ssa Bruna Costacurta

    Il testo che mettiamo a disposizione on-line è una sbobinatura delle meditazioni che la prof.ssa Bruna Costacurta ha tenuto nei giorni 13-15 ottobre 2006, presso il monastero di santa Scolastica delle benedettine di Civitella San Paolo. Non è stato da lei rivisto e mantiene le caratteristiche del linguaggio parlato, proprio degli incontri di quei giorni. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di rendere più facile la lettura on-line.

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    00 11/05/2011 17:28
    Una introduzione
    Durante questi giorni noi leggeremo i primi capitoli della Bibbia. Siamo davanti a dei testi che sono diversi da qualunque altro testo scritto, siamo davanti alle Scritture Sante. La Bibbia è Parola di Dio in parole degli uomini. La Parola di Dio, che è una parola eterna, assoluta, non relativizzabile, unica, immutabile, si fa parole umane. Che non sono eterne affatto, che non sono uniche perché ne esistono molteplici, che sono condizionate. Dunque nella Scrittura c’è come una sorta di incarnazione della Parola di Dio nelle parole umane. Utilizzo il termine incarnazione ovviamente in senso analogico, non parlo di incarnazione in senso tecnico, però avviene qui qualcosa di analogo a quello che è avvenuto con l’incarnazione.

    Peraltro, questo l’ha detto in modo molto esplicito la Dei Verbum, il documento conciliare, che dice:

    Le parole di Dio, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell’umana natura, si fece simile agli uomini (DV13).


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    00 11/05/2011 17:28
    Quindi vedete, il rapporto è evidente. C’è questo farsi carne, se volete, farsi parole umane della Parola analogamente a come il Verbo si è fatto carne facendosi simile agli uomini. Se è così voi capite che queste due dimensioni, Parola di Dio e parole di uomini, non si possono più staccare, sono ormai assolutamente inscindibili in questo testo. Possiamo continuare l’analogia: nel Signore Gesù è Dio e l’uomo, e non si può separare una realtà dall’altra, nel senso che c’è una vera fusione per cui, come si dice nella teologia, la persona è una. Le nature sono due, ma la persona è una.

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    00 11/05/2011 17:30
    C’è qualcosa di analogo nel nostro testo. Noi abbiamo un testo che è uno, dove però le parole sono contemporaneamente di Dio e degli uomini. Il compito di chi vuole capire questi testi, di chi vuole leggerli, di chi vuole pregarli, è tenere insieme queste due realtà, obbedendo alle due dimensioni, dunque in una prospettiva di fede che è assolutamente irrinunciabile. Non si può leggere il testo biblico, in quanto biblico, senza questa prospettiva di fede. Sempre la Dei Verbum esplicitò a suo tempo, quarant’anni fa, qualcosa di assolutamente importante, che ha rappresentato una svolta anche nella ricerca e nello studio dei testi biblici: il prendere sul serio la nozione dei generi letterari.

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    00 11/05/2011 17:30
    Se ne è molto discusso prima del Concilio e poi la DV dice esplicitamente che bisogna tenere conto, leggendo la Bibbia, anche dei generi letterari. Questo adesso a noi sembra ovvio, a quei tempi non lo era. E’ chiaro che se io leggo un salmo, che è una preghiera in forma poetica, dunque una poesia ed una preghiera, istintivamente avrò un atteggiamento, un modo di leggerlo e di capirlo, diverso da quello che avrò nel leggere una pagina del Libro dei Re dove si racconta la storia di un re di Israele. Perché nel Libro dei Re si vuole raccontare una storia, mentre nel salmo non si vuole raccontare una storia, si vuole pregare in forma poetica. Un conto è leggere una lettera di S.Paolo, un conto leggere i primi capitoli del Libro della Genesi, inevitabilmente.

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    00 11/05/2011 17:30
    Questo, che è così ovvio, andrebbe, in modo altrettanto ovvio, applicato alla Scrittura nella sua globalità. Nel senso che dentro la Scrittura ci sono tanti generi letterari, ma la Scrittura Santa è, se non un particolare genere letterario, perché quella di genere letterario è una nozione tecnica, un particolare genere di letteratura. Che è appunto questa cosa unica e particolare in cui abbiamo insieme la Parola di Dio e le parole degli uomini. Questo fa di questo libro un libro che è un genere a sé.

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    00 11/05/2011 17:30
    Allora, come noi rispettiamo i generi letterari, per cui un conto è leggere un Salmo, un conto è leggere il Libro dei Re, allo stesso modo, un conto è leggere la Bibbia, un conto leggere Omero. Un conto è leggere il testo biblico, un conto leggere un testo di letteratura, per quanto bello esso sia. Questo di solito è qualche cosa di ovvio che addirittura noi facciamo, quando siamo davanti ad un testo, in modo istintivo. Faccio sempre un esempio per farmi capire. Se io qui comincio a dire: “C’era una volta una bambina che aveva un bel vestitino con un cappuccio rosso, e la mamma le disse – vai a trovare la nonna nel bosco!”. Voi mi sentite raccontare o leggete una cosa del genere e capite immediatamente che è una favola (c’era una volta…), in particolare la favola di Cappuccetto rosso e quindi immediatamente vi mettete nella condizione di spirito e nell’atteggiamento conoscitivo di chi è davanti ad una favola, da cui ci si aspetta un insegnamento, una morale, non altre cose.

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    00 11/05/2011 17:31
    Diverso è se voi invece aprite un testo di anatomia, di fisiologia. E’ chiaro che si tratta di un’altra cosa, non ti devono dire una morale, ti devono dire come è fatto lo stomaco di un cavallo. Istintivamente si assume un altro atteggiamento. Se io racconto la storia di Cappuccetto Rosso e qualcuno di voi alza la mano, dopo aver riflettuto, dopo aver molto pensato, e mi dice: “Devo fare una domanda; quando arriva il cacciatore, apre la pancia del lupo e Cappuccetto Rosso esce viva. Ma allora i lupi nello stomaco non hanno i succhi gastrici come gli altri animali, quindi le vittime non vengono decomposte? Hanno un sistema gastro-intestinale diverso?” Uno sente una domanda del genere e dice: forse pensare fa male, ci si ammala a pensare troppo! Vai al mare, fai un bagno e dimentichiamo tutto. Perché è chiaro che non c’entra niente.

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    00 11/05/2011 17:31
    Se però io, invece, vi faccio una lezione di anatomia e vi spiego come sono fatti i canidi e quindi vi racconto come è fatto l’apparato gastrico di un cane, è chiaro che voi capite subito che io non ho nessuna morale da insegnare e a nessuno di voi viene in mente di alzare la mano e chiedere: “Allora forse nei tempi antichi i lupi avevano uno stomaco diverso, perché Cappuccetto Rosso esce viva! Forse durante la glaciazione si sono gelati anche i succhi gastrici dei lupi?”. Capite che non funziona?

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    00 11/05/2011 17:31
    E’ come quando uno racconta una barzelletta. Se gli altri non capiscono che sta raccontando una barzelletta e lo prendono sul serio, quello si spara! Insomma, bisogna rispettare i generi letterari. Questo vuol dire che quando noi siamo davanti alla Bibbia dobbiamo rispettare questo suo genere di letteratura assolutamente particolare e non possiamo né assumere questo testo solo come libro di letteratura e studiarlo come studieremmo Omero, né possiamo leggerlo come se fosse solo Parola di Dio per cui tutto quello che c’è scritto è assolutamente vero, è successo tutto proprio come è scritto. Dio disse: “Sia la luce”, ed era di domenica quando è successo. No! Né l’una né l’altra, ma tutte e due insieme. Questo è il punto.

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    00 11/05/2011 17:31
    Vuol dire che bisogna avere la pazienza di studiare questo testo come un’opera di letteratura. Dunque avere la pazienza di imparare la lingua o almeno di capire come funziona, stare attenti alle particolarità del testo - ci sono problemi di lessico, di sintassi, problemi testuali, particolarità stilistiche, tecniche di composizione particolari, che bisogna studiare e delle quali tenere conto. Bisogna sapere che questi testi, siccome sono testi di letteratura, nascono in determinati contesti storici e culturali e dunque sono condizionati da quei momenti storici e da quei contesti culturali. E dobbiamo sapere che sono contesti storici e culturali diversi dai nostri, e quindi non è vero che i nostri concetti corrispondono sempre a quelli.

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    00 11/05/2011 17:32
    Quando la Bibbia parla di giustizia non parla della giustizia come la intendiamo noi. Bisogna avere la pazienza e il coraggio di capire come ne parla la Scrittura e quindi di cambiare il nostro modo di pensare. Sono inoltre testi che hanno subito un travaglio di formazione molto complicato e molto lungo, non sono stati scritti di getto. Hanno avuto prima una tradizione orale, poi sono stati messi per iscritto in modi diversi, poi sono stati raccolti, poi li hanno risistemati, hanno fatto delle aggiunte e bisogna tenere conto di tutto questo. Solo che questo non basta e fare solo questo vorrebbe dire trattare la Bibbia alla stregua di uno che leggendo Cappuccetto Rosso si pone il problema dei succhi gastrici. No! Perché questa mentre è parola di uomo è anche Parola di Dio.

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    E se è Parola di Dio vuol dire che questo è un libro che è nato dalla fede, che è stato scritto nella fede e che è stato donato e tramandato per la fede del popolo di Dio. Quindi non si può leggere la Bibbia in quanto Bibbia se non in una prospettiva di fede. Allora bisogna tenere conto della lingua, dei vari strati, delle formazioni compositive, ma per arrivare al messaggio religioso, alla comprensione spirituale, per lasciarsi istruire nella fede e dunque farsi domande che non siano sui succhi gastrici, ma che tocchino direttamente la dimensione della fede e quindi la nostra personale vita di fede. Solo così noi leggiamo la Bibbia come Bibbia, altrimenti la leggiamo come un’altra cosa. Romano Guardini ha espresso così il principio epistemologico della conoscenza: nessun oggetto di ricerca può essere ben compreso se non da un modo di conoscere adeguato al suo oggetto.

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    00 11/05/2011 17:32
    Quindi nessun oggetto può essere capito se non si usa un percorso di comprensione o un modo di conoscere che non sia adeguato all’oggetto che si vuole capire. Se si usa un modo inadeguato all’oggetto non si capisce. Se questo oggetto non è solo parole di uomini e non è solo Parola di Dio, ma è Parola di Dio in parole di uomini, noi dobbiamo conoscerlo in un modo che sia adeguato a ciò che questo nostro oggetto di conoscenza è. Dunque indagare la dimensione storico-letteraria, studiare le particolarità lessicali, le ambientazioni culturali, ma sempre e inevitabilmente all’interno di un orizzonte di fede, un orizzonte credente e necessariamente in un atteggiamento orante. Da qui la necessità del silenzio, di un tempo di riflessione e di preghiera. Perché l’esegesi biblica, per essere davvero tale, deve essere accompagnata nella fede dalla preghiera e dall’obbedienza a questa parola che si studia. Dal desiderio orante di capire, ma di capire perché si è consapevoli che lì c’è in gioco il senso della nostra vita. E questo è vero per chi prende in mano la Bibbia per pregarla, ma è vero anche per chi prende in mano la Bibbia per studiarla. E se la studia senza pregarla, sta studiando un’altra cosa.

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    00 11/05/2011 17:32
    Parecchi anni fa venne presentato un documento della Pontificia Commissione Biblica, proprio sul modo di interpretare la Bibbia. E quando venne presentato questo documento il Papa fece un discorso molto bello. Disse tra l'altro:

    E’ necessario che lo stesso esegeta percepisca nei testi la parola divina e questo non gli è possibile se non nel caso in cui il suo lavoro intellettuale viene sostenuto da uno slancio di vita spirituale. In mancanza di questo sostegno la ricerca esegetica resta incompleta. Essa perde di vista la sua finalità principale e si confina in compiti secondari.

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    00 11/05/2011 17:33
    Giovanni Paolo II qui non parla del credente che prende in mano la Bibbia in un giorno di ritiro, ma dell’esegeta. E’ una frase fortissima, ma è indubbiamente vera. Se serve un atto tecnico dell’analisi del testo, e serve perché se no non si capisce cosa il testo sta dicendo, questo atto tecnico però bisogna che in qualche modo cambi e assuma uno statuto diverso da quello che solitamente determina lo studio di altre realtà testuali. L’investigazione linguistica, storica, letteraria, tutto il lavorio dell’investigazione scientifica, che bisogna fare, e di cui io qui cercherò di dare i risultati, che è necessaria perché altrimenti non si capisce cosa c’è scritto nel testo, deve necessariamente aprirsi a delle valenze che la trascendono. Deve essere sostenuta da un atteggiamento di fede e di fede obbediente, deve diventare ricerca appassionata di Dio.
    Questo è quello che io spero possa succedere in questi giorni ed è l’ambito nel quale io mi muovo per leggere questi testi.

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    00 11/05/2011 17:33
    La Bibbia deve essere letta in una prospettiva esplicitamente di fede. Perché si può anche aprire la Bibbia dicendo: “Io la studio. Poi dopo farò anche le mie cose spirituali, ma ora voglio studiare la Bibbia dal punto di vista scientifico, e la fede non c’entra niente, perché la fede, per sua natura, non è scientifica”. Un discorso di questo tipo è assolutamente non scientifico. Perché cosa è scientifico? Studiare un testo rispettando ciò che è. E’ scientifico studiare Cappuccetto Rosso in modo diverso da come studio scientificamente un trattato di fisiologia dell’apparato digerente. Leggere o studiare la Bibbia mettendo da parte la fede, almeno momentaneamente, senza implicare esplicitamente la fede, questo non è scientifico. Perché se manca la fede tu non stai rispettando l’oggetto che studi e quindi non sei scientifico. Sembra un paradosso perché uno pensa che non sia scientifico nominare Dio, ma è proprio il contrario.
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    00 11/05/2011 17:33
    Genesi 1
    Genesi è un testo molto ricco dal punto di vista spirituale, teologico, antropologico, quindi non ci sarà il tempo per commentarlo versetto per versetto, ma vi darò alcune indicazioni che poi possono servire per la riflessione personale. Va subito chiarito quello che tutti sappiamo: ci troviamo, all’inizio della Bibbia, con due racconti di Creazione. Gen 1 con il racconto dei sette giorni, e Gen 2 con il giardino e l’uomo fatto dalla terra. Sono due racconti molto diversi. Il primo ha un andamento innico, molto solenne. Il secondo è più fabulistico, più condizionato anche da elementi mitologici che si ritrovano pure nelle culture circonvicine ad Israele, per esempio in Mesopotamia.


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    sgrillo
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    00 11/05/2011 17:34
    Si potrebbe persino dire che sono due generi diversi. Gen 1 è piuttosto un racconto di creazione, mentre Gen 2 è un racconto di origine, perché è lì che si dà particolare rilievo alla creazione dell’uomo. Sta di fatto però che sia Gen 1 che Gen 2 raccontano, dicono, proclamano Dio come Creatore e dicono che tutto ciò che esiste è stato creato da Dio e che l’uomo, creatura ultima, definitiva, culmine di tutta la Creazione, è creato da Dio e posto in una relazione di dominio nei confronti del mondo. Vedremo che questo è il senso fondamentale che si ripete nei due racconti. In modo diverso i due testi dicono la stessa cosa: Dio è Creatore, il mondo è creato da Dio, il mondo creato da Dio è buono. L’uomo è creato da Dio, deve dominare la terra e anche l’uomo è buono.

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    sgrillo
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    00 11/05/2011 17:34
    E’ significativo che gli autori, per dire questo, lo dicano due volte. E’significativo perché se loro, per dire la stessa realtà di Creazione, (insistendo soprattutto sulla dipendenza da Dio, perché è Lui il Signore e Creatore) la raccontano due volte, secondo due modalità completamente diverse, è evidentissimo che non intendevano dire che il modo con cui loro raccontano la Creazione è il modo con cui di fatto essa è avvenuta. Se loro avessero voluto intendere che uno, leggendo Gen 1, deve pensare che la Creazione è proprio avvenuta così, in sette giorni, non avrebbero messo subito dopo Gen 2, in cui invece si racconta che i sette giorni non c’entrano niente. E’ chiaro dunque che ci vogliono dire che non è la modalità della Creazione che a loro interessa, e non è quella da prendere come il modo con cui veramente è avvenuta. A loro non interessa nulla di dire il modo in cui è avvenuto, tanto è vero che raccontano due modi diversi.

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