Guardatevi da quegli Evangelici che sono a favore dei sodomiti!
(Roma, 8 Giugno 2000). Fratelli nel Signore, grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.
Tra alcune settimane qui a Roma si dovrebbe tenere una manifestazione di sodomiti chiamata 'gay pride' (che tradotto significa 'orgoglio gay o omosessuale'), su cui in questi giorni si è fatto un grande parlare da parte di tutti i mass-media. Naturalmente questa manifestazione sarà l'occasione per costoro per rivendicare quello che essi chiamano un loro diritto e che lo Stato Italiano per il momento gli sta negando. Questo diritto è quello di 'sposarsi'. E come si sa, se ancora qui in Italia non è stato accordato loro questo cosiddetto diritto è a motivo della pressione che esercita la Chiesa Cattolica Romana che è contraria alla concessione di questo diritto ai sodomiti. Ma mentre la Chiesa Cattolica Romana si oppone, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia non si oppone anzi è a favore della concessione di questo diritto ai sodomiti e contesta alla Chiesa Cattolica Romana questa sua posizione. Ecco quanto si legge nel numero di NEV (Notizie Evangeliche) del 31 MAGGIO 2000 - numero 22.
Gay Pride/1. Gli evangelici per la "difesa della libertà da ogni rigurgito oppressivo"
Dichiarazione del pastore Tomasetto, presidente della Federazione delle chiese evangeliche
Roma (NEV), 31 maggio 2000 - Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Domenico Tomasetto, ha rilasciato la seguente dichiarazione in merito alla polemica in corso sul Gay Pride, previsto per il prossimo luglio a Roma: "La vicenda della prossima manifestazione, programmata a Roma dalle organizzazioni che rivendicano i diritti degli omosessuali sul terreno giuridico e la caduta delle discriminazioni esistenti sul piano sociale, si aggroviglia ogni giorno di più. Dopo che la Conferenza episcopale italiana (CEI), giudicandola particolarmente offensiva per la sede e per la concomitanza con l'anno giubilare, ne ha chiesto la soppressione, la questione è diventata oggetto di polemica politica e di interventi di carattere istituzionale che inquietano, in relazione all'esercizio in Italia dei diritti di libertà ed alla conclamata laicità dello Stato. In particolare stupisce che il Presidente del Consiglio, dopo aver affermato la sua personale contrarietà all'evento, abbia giustificato l'impossibilità di intervenire in forma repressiva essendo "ostacolato" dall'art. 17 della Costituzione e che il Sindaco di Roma abbia ritirato il patrocinio già concesso, subordinandolo ad "accordi" circa le modalità della manifestazione, con l'evidente intento di condizionarne i contenuti. Quali rappresentanti di una minoranza religiosa, in frequente dialettica con la gerarchia cattolica, siamo fortemente preoccupati dalla presenza di governanti che anziché tutelare la laicità dello Stato e reagire con dignità e fermezza alla pretese confessionali, qualificano i diritti di libertà conquistati dal popolo italiano a prezzo di lotte secolari e talvolta cruente, come un impedimento sul cammino della totale acquiescenza alle pretese della Conferenza episcopale. Così come siamo preoccupati della crescente emarginazione del pensiero laico nell'ambito degli schieramenti politici (e sindacali) che dovrebbero esserne portatori e della supina acquiescenza agli interessi clericali da parte di forze politiche che pure dichiarano di ispirarsi ai principi della liberal-democrazia. Gli evangelici italiani si sentono ancora una volta impegnati nella difesa della libertà da ogni rigurgito oppressivo ed esprimono la loro piena solidarietà a tutti coloro che rischiano di esserne colpiti".
Gay Pride/2. Favorire l'accoglienza degli omosessuali nella chiesa e nella società
Dichiarazioni della pastora Bonafede, del prof. Genre, della Federazione giovanile evangelica
Roma (NEV), 31 maggio 2000 - "Mi sembra quanto mai opportuna la scelta di una minoranza, quella omosessuale, per secoli emarginata e perseguitata, di convenire in quello che è considerato il centro simbolico della cristianità a rivendicare pieno diritto di cittadinanza nel mondo e nella chiesa": è il commento rilasciato all'agenzia NEV dalla pastora valdese Maria Bonafede sulla controversa questione del Gay Pride, la manifestazione per i diritti degli omosessuali programmata per il prossimo luglio a Roma.
"Il rilievo maggiore e ampiamente internazionale che il Gay Pride vuole assumere quest'anno, compleanno bimillenario del cristianesimo - aggiunge la pastora Bonafede -, ci interpella proprio come chiese cristiane. Il fatto che siano passati 2000 anni senza che ancora sia stata data piena accoglienza, almeno nelle chiese cristiane, a uomini e donne che sperano, credono, amano, deve portare la cristianità a confessare il proprio peccato e a ripensare la propria fedeltà all'Evangelo. C'è una profezia biblica che mi torna in mente con insistenza pensando al Gay Pride: 'Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato' (Gioele 2,32). Vorrei sottolineare questo meraviglioso 'chiunque'. Mi piacerebbe che, l'8 luglio, potesse comparire sulle facciate di tutte le chiese di Roma, cattoliche, evangeliche, ortodosse, questa dichiarazione eversiva della Bibbia, con la parola 'chiunque' evidenziata in rosso, in verde, in blu". La dichiarazione della pastora Bonafede è stata fatta propria dall'assemblea della chiesa valdese di piazza Cavour a Roma, riunita il 28 maggio, che ha inoltre ribadito "che in uno stato laico la salvaguardia della libertà di ciascuno è salvaguardia della libertà di tutti".
Anche la Federazione giovanile evangelica italiana (FGEI) ha preso posizione sulla questione del Gay Pride a Roma: "Molto grave la posizione di Giuliano Amato - afferma il segretario nazionale della FGEI Alessandro Spanu -, che dimostra ancora una volta come la politica italiana non riesca a fare scelte realmente autonome dalla radicata cultura cattolica. La cristianità - ha aggiunto - deve confrontarsi seriamente con le domande poste dai fratelli e dalle sorelle omosessuali, praticando l'accoglienza e non l'esclusione dalla comunità dei credenti".
Il pastore Ermanno Genre, decano della Facoltà valdese di Teologia di Roma, si esprime in modo ugualmente critico verso la posizione assunta dal presidente del Consiglio: "Nel nostro paese - afferma -, soprattutto in questo anno del Giubileo cattolico, sembra che contino solo i desiderata del Vaticano: il carattere laico della politica e dello stato viene così pericolosamente offuscato". (Dal sito Internet:
dbweb.agora.stm.it/market/evan/nev.htm ; le evidenziature in rosso sono mie)
Ora, come potete vedere la posizione della FCEI a riguardo dei sodomiti è chiara; essa si auspica che ai sodomiti vengano concessi i diritti che chiedono e quindi anche il diritto di sposarsi tra di loro (sono tuttavia persuaso che non tutti coloro che fanno parte della FCEI siano della stessa idea di Domenico Tomasetto ed altri eminenti esponenti della Federazione). Questa presa di posizione però è del tutto e profondamente sbagliata dal punto di vista biblico, perché se da un lato è vero che la legge italiana concede il diritto alle minoranze di chiedere allo Stato Italiano diritti che ancora non hanno e quindi da questo punto di vista - cioè dal punto di vista politico e giuridico - i sodomiti (considerati una minoranza discriminata) possono fare le loro rivendicazioni (sulla imminente manifestazione a Roma il problema si è creato solo a motivo della sua concomitanza con il Giubileo che è considerato un anno santo e non perché la legge italiana vieta le manifestazioni dei sodomiti e difatti essa si terrà a Roma anche se lontano dal Vaticano); è altresì vero che noi come discepoli di Cristo, riscattati dal presente secolo malvagio mediante il sangue di Cristo, chiamati la luce del mondo e il sale della terra perché siamo una generazione eletta e santa che deve santificarsi nel timore di Dio e dare così l'esempio a questa generazione perversa e peccatrice che chiama il male bene, e il bene male, non possiamo e non dobbiamo essere d'accordo con questa rivendicazione del diritto di sposarsi tra di loro da parte dei sodomiti; e questo perché secondo la Parola di Dio queste persone non hanno questo diritto infatti Dio dice: "L'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e saranno una stessa carne" (Gen. 2:24). L'uomo si può dunque unire in matrimonio ad una donna ma non ad un altro uomo (lo stesso discorso vale ovviamente per la donna che si può unire solo ad un uomo).
Ma le suddette parole di Dio, oltre che a confermare che l'uomo si può sposare solo con una donna per cui un matrimonio tra uomini o donne è inammissibile, stanno anche a confermare che l'uomo e la donna possono unirsi carnalmente solo se si sposano. La relazione carnale dunque secondo la Parola di Dio è ammessa solo nell'ambito del matrimonio tra uomo e donna. Ogni altra relazione carnale al di fuori del matrimonio tra uomo e donna, è peccato. In riferimento al peccato che commettono i sodomiti unendosi carnalmente (a prescindere che siano o meno 'sposati' secondo una legge umana) esso è contro natura infatti delle città di Sodoma e Gomorra che erano piene di uomini che avevano rapporti sessuali con altri uomini è detto che andarono "dietro a vizi contro natura" (Giuda 7), e Paolo parlando delle donne e degli uomini che si danno a passioni infami con persone dello stesso sesso dice: "Perciò Iddio li ha abbandonati a passioni infami: poiché le loro femmine hanno mutato l’uso naturale in quello che è contro natura; e similmente anche i maschi, lasciando l’uso naturale della donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri, commettendo uomini con uomini cose turpi, e ricevendo in loro stessi la condegna mercede del proprio traviamento" (Rom. 1:26-27). E a conferma che la relazione carnale tra uomo e uomo è condannata da Dio c'è pure il seguente passo della legge: "Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole" (Lev. 18:22). I sodomiti non erediteranno il regno di Dio (cfr. 1 Cor. 6:10) ma saranno gettati nello stagno ardente di fuoco e di zolfo perché questa è la parte riservata da Dio agli abominevoli (cfr. Apoc. 21:8). L'unica maniera che i sodomiti hanno per scampare al giudizio eterno, fatto di ignominia e di tormenti atroci, è quella di ravvedersi dai loro peccati e di credere nel Vangelo della grazia di Dio, abbandonando le loro infami passioni. Non importa se i sodomiti si definiscono Cattolici romani, Valdesi, Battisti, Metodisti, Pentecostali o altro; se non si convertiranno dalle loro vie malvage, facendo frutti degni del ravvedimento, periranno.
Stando dunque così le cose secondo la Parola di Dio che è una lampada splendente in questo mondo di tenebre, checché ne dicano i savi e i principi di questo mondo, qualsiasi presa di posizione da parte di qualsiasi Chiesa che si dica cristiana o evangelica che favorisca o incoraggi il riconoscimento delle coppie omosessuali costituisce una sfacciata, audace e abominevole presa di posizione che va contro la Parola di Dio e quindi contro Dio, perché di fatto si dice che gli omosessuali possono avere tranquillamente relazioni carnali tra di loro quando Dio dice che essi non possono fare simili cose.
Voglio dunque cogliere l'occasione per esortarvi fratelli a rimanere attaccati alla Parola di Dio e a non essere sedotti dai vani ragionamenti di tanti che in ambito evangelico quantunque abbiano il nome di Cristiano non sono altro che dei ribelli fra i ribelli che si sono gettati la Parola di Dio alle loro spalle. Opponetevi strenuamente a qualsiasi posizione che legittima o tollera la sodomia, confutatela mediante le Sacre Scritture e avvertite i fratelli di guardarsi da tutti coloro che in ambito evangelico sono a favore dei sodomiti (alcuni dei quali per altro sono loro stessi dei sodomiti).
Termino con queste parole dell'apostolo Paolo: "Niuno vi seduca con vani ragionamenti; poiché è per queste cose che l’ira di Dio viene sugli uomini ribelli. Non siate dunque loro compagni; perché già eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Conducetevi come figliuoli di luce (poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà e giustizia e verità), esaminando che cosa sia accetto al Signore. E non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; anzi, piuttosto riprendetele; poiché egli è disonesto pur di dire le cose che si fanno da costoro in occulto" (Ef. 5:6-12)