QUINTA RISPOSTA
Egli agì in base a ciò che credette. Abraamo credette alla Parola di Dio e agì conseguentemente. È molto interessante osservare in Genesi 17:5, una delle cose che fece Abraamo. Si legge che Dio disse ad Abraamo: "Non sarai più chiamato Abramo, ma il tuo nome sarà Abraamo, poiché io ti costituisco padre di una moltitudine di nazioni". Il senso di queste parole è rilevante. Abramo significa "sommo padre", mentre Abraamo significa "padre di molte nazioni". Da ora in poi, disse Dio, non ti chiamerò più Abramo, ma Abraamo. E da quel momento Abramo si chiamò Abraamo. Non era conosciuto sotto il nome di Abraamo, ma lui fece conoscere a tutti che aveva ricevuto un nuovo nome. Alla gente disse: "Chiamatemi Abraamo! Dio mi ha detto che ora mi chiamo Abraamo, quindi non chiamatemi più Abramo". Si comportò in questo modo. In altri termini, per terminare la citazione di Ebrei 11:13: "Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra".
Ciò è indicato dal contesto relativo a ciò che ci viene riferito su Abraamo. Egli credette e d'allora tutta la sua esistenza venne vissuta con quella convinzione e sulla base della dichiarazione di Dio. Abraamo divenne un "forestiero ed un pellegrino". Iniziò ad "aspettare la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio" (Ebrei 11:10). Mantenne fissi gli occhi sul Messia che stava per venire, e qualsiasi cosa gli capitasse si aggrappava a quella grande promessa. Agiva in base a ciò che aveva creduto e sulla promessa di cui divenne "pienamente certo".
Queste sono le cinque cose che la fede di Abraamo gli permise di fare. Ciò nonostante, non abbiamo ancora sviscerato tutto quello che l'apostolo ci sta trasmettendo.
Il prossimo grande argomento che espone c'insegna come la fede di Abraamo gli permise di compiere quei cinque passi. Di che fede si trattava? Cosa c'era nella fede di Abraamo che gli permise di accettare quella sconvolgente promessa basandosi semplicemente sulla nuda Parola di Dio, di diventarne assolutamente certo, di agire di conseguenza e di rischiare tutto appoggiandosi su di essa? In quale modo la fede compie quest'opera? La risposta dell'apostolo è la seguente: la fede è ciò che rende l'uomo forte: "Davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella sua fede e diede gloria a Dio". Abraamo, dice la Scrittura, "fu fortificato nella sua fede e diede gloria a Dio".
Una traduzione migliore reciterebbe: "Fu fortificato per la sua fede" o "nella sua fede". Ad ogni modo si afferma che la fede ci dona la capacità di essere forti ponendo vigore, potenza e forza in tutta la nostra vita, nel nostro modo di pensare e nelle nostre attività. Osservate inoltre il modo con cui l'apostolo espone quest'insegnamento. Egli è così attento su questo punto che innanzi tutto lo esprime in forma negativa e poi in modo positivo. Nel primo caso si esprime in due modi. Al versetto 19 dice: "Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent'anni) e che Sara non era più in grado di essere madre". Come poteva essere forte, in quale modo fu fortificato? Ebbene, Abraamo fu liberato dalla sua debolezza, egli "non venne meno". Qui la traduzione ha una certa importanza. Alcune traduzioni pongono la frase in forma negativa: "Non venendo meno nella fede", ma i quattro manoscritti più antichi non possiedono la negazione e hanno la frase espressa in forma affermativa. Essi attestano tutti che Abraamo vide, cioè considerò il suo corpo, ma non la sua debolezza nella fede quando realizzò la condizione del suo corpo e che Sara non era più in grado di essere madre. Insisto su quest'aspetto, poiché esso presenta un'altro aspetto glorioso della fede. Permettetemi di spiegarvi cosa voglio dire. La Scrittura ci vuole far comprendere che Abraamo vide lo stato del suo corpo e la condizione di sua moglie Sara. Se leggete, infatti, la storia nel libro della Genesi troverete come si sono svolti i fatti. Abraamo considerò la sua condizione e quella di Sara e ne parlò fra sé e sé: "Allora Abraamo si prostrò con la faccia a terra, rise, e disse in cuor suo: "Nascerà un figlio a un uomo di cent'anni? E Sara partorirà ora che ha novant'anni?"" (Genesi 17:17). Quindi considerò quest'aspetto che, perciò è importante ricordare. Tutto questo presenta un altro elemento fondamentale: la fede non rifiuta di affrontare i fatti! Ci sono alcuni che pensano in maniera differente e ne consegue che l'uomo del mondo dice: "Ciò che voi cristiani chiamate fede, io la chiamo fuga". Questo è ciò che gli uomini intelligenti dicono nei riguardi dei cristiani. Dicono che i credenti non sono realisti, che s'incontrano assieme in stanze, si coprono gli occhi e lasciano fuori dalla porta il mondo con tutti i suoi problemi e poi si persuadono di certe cose. Questa è fuga, dicono, tali persone non affrontano la realtà e fuggono da essa. C'è chi legge i romanzi e c'è chi invece crede al messaggio di Cristo, si tratta sempre di una fuga. Ma qui troviamo una risposta a queste accuse. Abraamo affrontò la realtà, come ci dice l'apostolo, ricordò a sé stesso la sua età e anche quella di Sara. Considerò i fatti così come stavano e la realtà nelle peggiori delle ipotesi, e benché lo facesse, non venne meno nella sua fede. Perché? Questo è un punto importante. Abraamo osservò i fatti, ma non si fermò davanti ad essi. Non perseverò nell'osservare la realtà, le difficoltà e gli ostacoli. Li guardò, ma dopo averlo fatto si voltò verso qualcosa d'altro, guardò Qualcun altro. Il problema dell'incredulità è che si guarda solo alle difficoltà. Nella figura di Pietro che cammina sulle acque troviamo un esempio perfetto. Fin quando lui guardava il Signore Gesù Cristo poteva camminare sulle onde, ma quando cominciò a guardarle "vedendo il vento" cominciò ad affondare. Questo avvenne perché lui guardava solo le difficoltà, le "vide", considerò solo quelle e non considerò nient'altro. Questa è incredulità! La fede non volta le spalle ai problemi, li sormonta. Li osserva, diritto negli occhi, e poi s'innalza sopra di essi. Permettetemi di esprimermi nel seguente modo. Ci sono alcune persone che credono di non avere fede poiché sono assalite dai dubbi. Questo è un errore. Essere completamente liberi dai dubbi non è sempre indice di fede, potrebbe essere presunzione oppure potrebbe indicare una condizione psicologica spesso prodotta dalle religioni. Esiste un senso in cui noi possiamo definire la fede come quella che permette ad un uomo di superare i suoi dubbi e di rispondere ad essi. Alcuni dei più grandi uomini di Dio che la Chiesa abbia mai conosciuto hanno testimoniato di essere stati attaccati ed assaliti da dubbi alla fine della loro vita. Tuttavia non vennero meno nella fede, non mollarono tutto, dominarono i loro dubbi, li vinsero e li superarono. Questo è un aspetto della fede molto importante: essa vede le difficoltà, ma le supera, non ne viene indebolita, ma rimane sempre forte.
Ora guardiamo il secondo negativo: "Abraamo davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità". Qual è la differenza tra questo e l'essere debole? Cosa vuole indicare la Scrittura con il termine "vacillare"? Noi possiamo scoprire la risposta considerando che l'incredulità ci attacca lungo due linee.
1. L'incredulità dice "Osserva i fatti, guarda le difficoltà, guarda te stesso, guarda la tua debolezza, guarda la tua età, guarda questo e quello...".
2. Quando sei sopraffatto da tutto ciò subentra il secondo livello che dice: "Guarda la grandezza della promessa. Se fosse una promessa normale, se si trattasse di una promessa accettabile tu potresti anche crederci. Ma guarda invece cosa ti ha promesso il Signore!" - "Guarda", disse il diavolo ad Abraamo, "guarda ciò che Dio ti ha promesso!" - "lo accetto ciò che tu hai detto di te stesso, ma questo è troppo: che la tua discendenza sarà come la sabbia del mare, innumerevole, come le stelle del cielo, impossibile da contare. Questo è impossibile! È troppo bello per essere vero, non può essere vero!" La grandezza della promessa ci ha sempre spinto a vacillare.
Qual è il significato del termine "vacillare"? Si tratta di una parola importante. In origine significava "discriminare, giudicare, stimare". Dà a intendere che un uomo inizia a mettersi in dubbio e ad essere in disaccordo con sé stesso. Dentro di sé c'è qualcosa che dice: "Credi". "Ah ma", dice un'altra voce, "aspetta un attimo". Così inizia un discorso e l'uomo inizia ad essere in disaccordo con sé. La fede dice: "Credi!" Ma poi la ragione subentra e domanda: "Ci puoi veramente credere? È troppo per essere vero, è troppo grande, è troppo vasta". Ne consegue che invece di camminare, lui vacilla, va avanti e indietro, da una parte all'altra. Vaga. Crede e poi non crede più: "lo credo, aiuta la mia incredulità". Questo è vacillare. Oppure è come l'uomo descritto da Giacomo che è "instabile in tutte le sue vie" (Giacomo 1:8). L'uomo che manca di fede, dice Giacomo, è come "un' onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là" (v. 6). Non esiste stabilità, possiede un animo doppio, vaga, ondeggia, esita. Paolo qui ci dice che la fede di Abraamo era così grande da non farlo vacillare. Egli non solo non "venne meno nella fede", ma non vacillò nemmeno. Rimase fermo, rimase in piedi, ritto in piedi, e continuò a camminare sicuro con passo fermo. Non vacillò a causa della grandezza della promessa.
Riassumiamo allora l'insegnamento dell'apostolo concernente la fede. La fede, questa cosa meravigliosa, permise ad Abraamo e a tutti coloro che la possiedono, di compiere grandi cose. Lo fa fortificandoci. Previene la nostra debolezza, previene il nostro vacillare. Non dimenticatevi di quei negativi, sono molto importanti per la nostra vita, per il nostro cammino e per il nostro combattimento cristiano di ogni giorno. Il diavolo vorrebbe convincervi che a motivo dei dubbi che avete, voi non avete mai avuto fede. Il diavolo può vedere i vostri dubbi. Essi sono ciò che Paolo chiama "i dardi infuocati" che lui getta su di noi. Ma se prenderete lo scudo della fede essi si spegneranno. Non confondete mai la tentazione con il peccato. Non confondete i dubbi che il diavolo scaglia su di voi con l'incredulità. La questione è: come reagisci ai dubbi? Ti assaliranno come vennero ad Abraamo. Egli vide il problema ma, benché lo avesse considerato, non fu debole, non venne indebolito e benché guardò alla promessa che poteva farlo vacillare, non vacillò. Sia questa anche la tua esperienza!
Romani 4:18-22: "Egli, sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: "Così sarà la tua discendenza". Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent'anni) e che Sara non era più in grado di essere madre; davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella sua fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo. Perciò gli fu messo in conto come giustizia".